08 marzo 2022

Mimosa

Mimosa

Quando si avvicina l’8 marzo non c’è fiore per cui ci sia attenzione come per la Mimosa di cui i maschi di ogni età fanno a gara per procurarsi un mazzetto con cui omaggiare qualche fanciulla.

È un uso che risale al 1946 quando il Parlamento votò la Giornata Internazionale della Donna e successivamente si diede inizio alla pratica di offrire questo fiore. Trovava così una prima risposta la serie di decennali manifestazioni che, in gran parte del mondo occidentale, avevano interessato tanti intellettuali che si proponevano di colmare le lacune e le gravi differenze di trattamento politico, economico e sociale che dividevano, e ancora in tanti paesi dividono, il mondo maschile dal mondo femminile. Furono molti gli stati in cui le proteste e le azioni di donne e partiti politici suggerirono di fissare un giorno in cui festeggiare le donne e ricordare l’impegno di operare per una sempre maggiore uguaglianza tra i sessi. Con lo scoppio della prima guerra mondiale tutti i paesi sospesero le manifestazioni a favore dell’emancipazione femminile che ripresero in Russia con le proteste dell’8 marzo 1917 con cui le donne chiedevano la fine della guerra. Dopo varie vicende che non è qui il caso di ripercorrere, l’Assemblea Generale dell’ONU suggerì che ogni Paese fissasse un giorno dedicato ai diritti delle donne.

L’Italia optò, come altri Paesi, per l’8 marzo e come simbolo fu poi scelta la mimosa che fiorisce tra febbraio e marzo.

Appartiene alla famiglia delle Fabaceae ed è forse la pianta più conosciuta a motivo della sua spettacolare fioritura e dell’uso appena descritto dei suoi ramoscelli fioriti.

Il nome scientifico, Acacia dealbata, rinvia al greco akakia (spina) con cui Teofrasto, il celebre allievo di Aristotele, indicava una specie di acacia egiziana, evidentemente munita di spine, mentre il termine specifico deriva dal latino dealbare e sottolinea l’aspetto biancastro della pianta.

Originaria delle terre australiane, ha trovato molti estimatori in Europa dove la si vede largamente diffusa particolarmente dove il clima non molto rigido consente uno sviluppo e una crescita ottimali.

Predilige terreni senza ristagni d’acqua e un clima temperato con inverni poco rigidi perché il freddo potrebbe causarne la morte. Le foglie, costituite da numerosissime foglioline sempreverdi di colore verde chiaro, sono composte, bipennate e a inserzione alterna.

I fiorellini gialli, che costituiscono motivo di attrazione della pianta anche per gli insetti impollinatori, sono ermafroditi e si trovano all’apice dei rametti o alle ascelle fogliari.

Il loro aspetto piumoso è dovuto agli stami posti a ricoprire una struttura tondeggiante.

Poiché si tratta di una leguminosa, i frutti sono dei baccelli di una decina di centimetri che presentano evidenti strozzature tra gli alloggi dei semi. Inizialmente verdi e teneri, acquisiscono col tempo un colore bruno e diventano duri.

Alla famiglia delle Leguminose appartiene anche l’Albizzia (o Acacia di Costantinopoli) la cui denominazione scientifica, Albizzia julibrissin, ricorda il botanico italiano Albizzi che a metà del ‘700 la portò a Firenze da Costantinopoli. Il nome specifico, julibrissin, deriva da una voce persiana che significa “fiocco di seta” e si riferisce all’aspetto leggero e piumoso conferito alle singole infiorescenze dai lunghi stami dalle varie sfumature di colore che ricoprono i capolini fiorali. È una pianta molto decorativa che fiorisce nei mesi estivi e che produce legumi lunghi fino a 15 centimetri. Le foglie sono composte, decidue, bipennate e poste lungo i rametti in maniera alterna con un picciolo abbastanza lungo. Hanno la particolarità di chiudersi durante la notte.

[Professor Massimo Caneva] 

 
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