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07 dicembre 2021

Eleagni, feijoe e osmanti

Botanica per tutti

Eleagni, feijoe e osmanti

Prosegue anche in questo numero l’esame delle piante a portamento cespuglioso che possono ben figurare nei nostri giardini. Tra le varie opzioni ho scelto di approfondire la conoscenza dell’Eleagno, della Feijoa e dell’Osmantus, essenze che in questo periodo si impongono all’attenzione per motivi diversi.

Il mio grande cespuglio di Eleagno (Elaeagnus pungens) conta ormai 25 anni e necessita di una severa potatura per riportarlo a dimensioni adatte a non dare fastidio ai vicini dato che è posto lungo il confine. È una pianta che può essere utilizzata come esemplare unico o per formare una siepe, nel qual caso la potatura deve essere annuale. Le foglie sono molto belle e possono essere variegate, bordate di giallo o interamente verdi come quelle del mio esemplare. In questo periodo si può godere del profumo dei fiorellini da cui si origineranno delle bacche rossastre simili a piccole olive che in alcune specie sono commestibili (E. umbellata e E. angustifolia). Le foglie sono coriacee, lanceolate, lunghe pochi centimetri. I rami di alcune specie possono essere spinosi e hanno la caratteristica di spingersi verso l’alto e di produrre ai lati germogli posti in modo tale da rendere un po’ difficoltosa la potatura dei rami più interni. È una pianta molto resistente che accetta i terreni più vari e che ben si adatta a climi rigidi o caldi; resiste allo smog e può essere agevolmente sagomata per creare una siepe invalicabile in poco tempo. Tra gli eleagni a foglia screziata forse la più nota e utilizzata è una cultivar, l’Elaeagnus X ebbingei, ottenuta incrociando E. pungens e E. macrophylla.

Vicino al mio eleagno mi dona in questi giorni i suoi frutti un bel cespuglio di Feijoa, conosciuta anche come Acca sellowiana, originario dell’America meridionale e appartenente alla famiglia delle Myrtaceae. L’ho acquistata tanti anni fa, per il piacere di avere una pianta allora poco conosciuta, senza pensare che poi si sarebbe rivelata anche un’ottima fonte di frutti commestibili. Ha un legno inconfondibile di un colore grigio chiaro e facile a spezzarsi. Le foglie sono ovali, persistenti e di un colore verde più scuro sulla pagina superiore e molto più chiaro, tendente al grigio, su quella inferiore che al tatto risulta ricoperta da una fitta peluria. I fiori, ermafroditi, compaiono verso la fine della primavera e sono molto graziosi, anche se non particolarmente appariscenti nonostante il rosso acceso degli stami che coronano i piccoli petali bianchi. Molto particolari sono anche i frutti che, simili a una grossa prugna ovale, sono verdi e molto profumati. Hanno un gusto particolare che richiama sentori tropicali e che può essere molto gradito a chi ama quei sapori. Il frutto va tagliato in due parti e la polpa va prelevata con un cucchiaino. La maturazione avviene in questo periodo autunnale. È un bel cespuglio che dà soddisfazione sia per l’aspetto estetico sia per i frutti che dona annualmente senza richiedere un lavoro particolare. Preferisce la mezz’ombra e, nonostante l’origine, resiste a temperature basse. 

Il terzo arbusto di cui intendo trattare è l’osmanto (Osmanthus), un’essenza che in questi giorni sta spargendo il suo delicato profumo in tanti nostri giardini grazie alla fioritura autunnale più copiosa di quella primaverile. Come l’eleagno, anche gli osmanti appartengono alla famiglia delle Oleaceae, quella dell’olivo. Se ne contano varie specie e, pur potendo raggiungere altezze diverse, hanno tutti in comune l’intenso profumo dei fiorellini bianchi riuniti alle ascelle fogliari. D’altra parte il nome stesso “osmanto”, che deriva dal greco, sta a indicare questa caratteristica, sottolineando che si tratta di fiori (anthos, fiore) particolarmente profumati (osmè). Piante molto rustiche, è possibile coltivarle anche in vaso e sono particolarmente adatte a chi voglia realizzare una barriera verde impenetrabile anche allo sguardo. Sopportano agevolmente le potature e presentano una notevole resistenza a malattie e a sbalzi di temperatura.

Tra le varie specie le più diffuse sono l’Osmanthus aquifolium e l’O. heterophyllus la cui più evidente differenza è costituita dalla forma delle foglie. Nell’aquifolium le foglie sono coriacee, ellittiche con margini dentellati, lunghe fino a 7/8 centimetri e di un verde intenso nella pagina superiore. Possono essere confuse con le foglie dell’agrifoglio. Diverso è invece l’aspetto delle foglie dell’O. heterophyllus caratterizzate da una evidente eterofillia, cioè da forme diverse che le foglie assumono nel corso della loro maturazione: a margine intero quelle più vecchie e a margine dentato e spinoso quelle più giovani. I frutti degli osmanti sono simili a piccole olive incommestibili, ma ben gradite agli uccelli.

 

(Foto: siepe di Osmanthus acquifolium)

 

[Professor Massimo Caneva]

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